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La pediatra: Nella mia carriera 15 bimbi con autismo, no a ritardo diagnosi

Mazzone (Sispe): Al corso Sip spiegherò come riconoscere i segnali di rischio

“Nella mia esperienza di pediatra ho contato almeno 15 pazienti con autismo. Parlo di bambini che impattano sulla qualità di vita della famiglia, sull’organizzazione della scuola e della società. Sono tutte problematiche che potrebbero essere affrontate al meglio se ci fossero sempre diagnosi precoci entro i 24 mesi, in modo da avviare precocemente quel bambino a un percorso riabilitativo. Non è accettabile che i bambini vengano diagnosticati in ritardo, oltre i 3 anni di età- denuncia la presidente Sispe- non lo possiamo accettare né come pediatri, né come famiglie e società”. Risponde così Teresa Mazzone, presidente del Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe), che collabora alla realizzazione del corso sulla ‘Individuazione dei disturbi del neurosviluppo 0-3 anni‘ della Società italiana di pediatria (Sip), insieme all’Istituto di ortofonologia (IdO), alla Fondazione MITE e alla Società italiana di neonatologia Lazio (Sin). La proposta formativa è strutturata in sei lezioni, rilascia 18 crediti Ecm e partirà mercoledì per concludersi il 27 febbraio.

Perché un pediatra dovrebbe seguire il corso Sip? “Perché una diagnosi precoce di un disturbo del neurosviluppo, e un avvio precoce al percorso di tipo neuroabilitativo, migliora la prognosi della qualità di vita di un bambino. È un argomento molto delicato- sottolinea Mazzone- e questo percorso formativo ci darà l’occasione di trattare tutti i disturbi del neurosviluppo, compresi i disturbi dello spettro autistico”.

 È quindi utile, secondo la pediatra di famiglia, “rinfrescarsi periodicamente le idee su argomenti delicati. Tutti i pediatri impattano durante la loro attività in uno o più bambini con problematiche di questo tipo. Spiegherò quindi ai colleghi come aiutare i genitori a riconoscere quei segnali significativi che indicano che un bambino ha bisogno di aiuto. Noi cerchiamo soprattutto l’assenza di comportamenti normali- precisa la specialista- ad esempio se il bambino non fa ciao con la manina. Non cerchiamo cose ‘strane’, dobbiamo piuttosto imparare ad individuare l’assenza di manifestazioni assolutamente normali e fisiologiche che dovrebbero invece esserci- conclude- per poi istruire il genitore a notarle”.